Il Dolomiti di Brenta Trail è, sarà e resterà uno degli ultratrail piu belli che io personalmente abbia mai corso in vita mia.
Inizia così l’articolo di Alan de Slucca, il nuovo tesserato trentino al TRB.Team, tanto per capire di che pasta è fatto
Un Ultratrail completamente immerso in un museo alpino, perchè di questo si tratta sostanzialmente, di un gruppo montuoso dove è stata scritta la storia dell’Alpinismo sulle sue pareti e del Trail Running da quest’anno!!!!
L’eccellente organizzazione del Trentino Trail Running, lascia basito qualsiasi concorrente, l’ospitalità la cura dei dettagli, il balisaggio e pure l’incitamento nei punti più critici si è rivelato per me un vero e proprio CAPOLAVORO!!!
Il pettorale, (rarità in un Trail Autogestito)
Sono le 4 di mattina, suona la sveglia, mi alzo, mangio un piatto di pasta, bevo un the caldo, fin qui tutto bene, l’apparente ansia che temevo di provare non si presenta, prima di sfondare il proprio limite con una prova simile solitamente sono sempre molto teso, la paura di non farcela è una tenaglia invisibile….
Salgo in macchina e mi dirigo verso Molveno, dove in extremis riesco ad arrivare allo start, mentre indosso lo zaino la speacker annuncia “Aspetteremo 10minuti per quelli che sono in ritardo”, ma io per fortuna alle ore 06.00 sono proprio sotto l’arco rosso dello start!!!! Saluto furtivamente gli amici ultratrailer e mi posiziono nel punto dove mi trovo più a mio agio, dietro.
Questo per avere una partenza più tranquilla, scaldare il motore con calma e godermi il viaggio…..
Incontro gli amici del TRB (Trail Running Brescia), li saluto, un gruppo stupendo fatto da persone stupende che mi hanno rapito il cuore, la semplicità con la quale si trovano e macinano km in montagna, la festa che fanno dopo è pari a pochi….
Si inzia a vedere il Brenta
Pronti, attenti, via…. si parte!!!!
E’ ancora un pò buio a Molveno, niente di preoccupante, preferisco tenere il frontalino in zaino tanto ci sono quelli degli altri che fanno luce e poi cmq… l’alba è alle porte…
Mentre corro mi affianca un amico, conosciuto al T.A Alto Garda , con lui chiacchieriamo un pò ed affrontiamo i primissimi chilometri nel centro del paese.
A un certo punto una svolta a sinistra ci porta in “ambiente” e già li io inizio a rimanerne estasiato… In poco tempo arriviamo ad Andalo dove il mio amico ha ingranato la sua marcia ed è sparito via, io invece mi accodo al gruppo del TRB dove ci fermiamo per un caffè al bar, l’atmosfera è splendida, i TRBoys sono davvero simpatici e riempiono di allegria la lunga salita che ci dobbiamo sciroppare (qualcuno parla di 1700d+)….
Il bosco è stupendo, si guadagna quota abbastanza rapidamente, gli scorci sono troppi da fotografare, faccio alcune foto ma il resto preferisco vivermelo per bene,, quindi proseguo nella mia marcia alternando tratti di corsa a tratti di camminata in salita.


Inizio a sentire del tepore e la luce schiarirsi, mi giro e intravedo tra gli alberi il sole, che bello arancio fà capolino sulle montagne, il momento è fantastico, la giornata è mondiale, la fortuna di averla trovata così anche!!!!
Noi tra chiacchiere in dialetto Bresciano di cui capisco 1/4 e qualche pausa per fotografare, continuiamo a guadagnare quota… Il mio morale è a 1000…. Il bosco è fantastico, la temperatura è perfetta, nè troppo caldo, nè troppo freddo, proseguiamo quindi con calma la nostra marcia.
Arriviamo al ristoro mangio qualcosa, ricarico le borracce (come da prezioso consiglio di Alberto Fondriest la sera prima) e ripartiamo con passo deciso. Al ristoro incontro Franco, con il pettorale STAFF, mi dice che probabilmente dovrà tornare giù per seguire i dettagli della gara, lo saluto, lo ringrazio e riparto.
Proseguiamo sul sentiero 301 SAT che percorre un piccolo traverso sulla montagna andando a raggiungere dopo alcuni saliscendi un bivio… Qui si decide se girare a sinistra (45km) o destra (64km), 3 allegri ragazzi ci fanno il tifo e ci incitano….
Continuo a corricchiare/camminare ma ad un certo punto vedo che i TRBoys non sono più con me, con lo sguardo in lontananza vedo che la maggior parte di loro ha preso il percorso breve….
E che cacchio, mi sento un pò spaesato…. Tutta questa botta morale di vita che se ne và così, già dopo pochi km????
Sono sicuro però che il loro Presidente Michele non ha fatto così e quindi mi lancio all’inseguimento del “President”…
Non è facile seguire il Presidente, lo capirete dopo il perchè…..
il Piz Galin
Percorro la Val dei Cavai, sotto a una leggera brezza, vedo il sole sulle cime ma a meno che non voglia star li ad aspettarlo per ore, forse è meglio se mi sbrigo!!!
Arrivo sino alla Sella del Montoz, un posto fantastico, emozionante…. Ci sono dei volontari che rilevano il mio numero di pettorale, per segnare così il mio passaggio, un saluto, un ringraziamento e via!!! Dalla Sella del Montoz guardando verso Nord inizia un’angolo di Brenta (come anche la parte precedente) che io non ho mai visto e ne rimango di stucco…. mi apre il cuore….
Inizia anche una piacevole discesa, che mi corro tutta d’un fiato… Vorrei fermarmi in ogni posto, abbracciare ogni roccia e fotografare ogni pino, sono diversi qui, non sò il perchè, mi affascinano molto!!
Val dei Cavai
Verso Malga Campa
Probabilmente senza neanche accorgermene sopraggiungo e supero Malga Campa e sempre sul 370SAT mi addentro in un bosco davvero bellissimo….
Corricchiando e alternando tratti di camminata veloce sopraggiungo Michele, nei pressi di Malga Termoncello.
Un bel ristoro, mangiamo, riempiamo come sempre le borracce, facciamo due amichevoli chiacchiere con i volontari presenti e si riparte, ma questa volta io parto prima e mi tengo leggermente più avanti rispetto a lui… Non sò il perchè….
Inizia un piacevole tratto di saliscendi corricchiabile che porta verso il prossimo bivio a Malga Flavona. Il sentiero è altrettanto fantastico, è d’obbligo fermarsi e fare qualche foto, perchè scorci simili non si incontrano facilmente.

Il lago di Tovel
Una visione mistica dall’alto del Lago di Tovel che con il suo color turchese risplende dal fondo valle, mi fermo per fare una foto, mentre sento dietro il President che ne sta appunto parlando con il suo compagno.
Non è facile correre in posti così, la quota media è abbastanza importante, ma sopratutto la visione di certi panorami è davvero incredibile… Penso a tutto, notti in tenda, bivaccate nelle malghe e dentro di me sorrido, perchè mi accorgo sempre più che sto percorrendo questo paradiso di corsa… mentre in realtà posti del genere andrebbero percorsi al rallentatore e con il freno a mano tirato!!!!
Mi trovo alla base di Cima Pra del l’Asen e non appena giro verso sinistra davanti a me si apre un paradiso… una visione superba su un angolo di Brenta a me sconosciuto.
Il fondo qui inizia a diventare un pò pesantuccio, tratti di sassi misto “cacca” , fango, acqua rallentano un pò la marcia, ma non mi dò per vinto e dopo un pò raggiungo finalmente la Malga Flavona…
Li ad aspettarmi ci sono Cinzia e Pamela, due atlete che per quest’oggi hanno preferito rimanere ferme e dare una mano all’organizzazione, sono contento perchè appena arrivo mi fanno subito una gran festa, foto, video, 2 chiacchiere per dare un pò di tono al morale e via….
Inizio a farmi un pò di domande, sino a qui ho percorso circa 25km con 2000d+ circa, sono passate si e nò 5 ore, provate a fare i conti………….
Turrion Basso
Sopraggiunge il President che dopo alcuni convenevoli riparte subito e io con lui, c’è un tratto di salita che spezza le gambe, si fà fatica e io inizio a perdere pian piano terreno, ma cerco di non darmi per vinto…
Lo tengo a vista in modo da poter capire se è necessaria o meno una accellerata o se è sufficiente stare così!!!
Verso il Passo Grostè
Percorriamo tutto il campo di Flavona sino ad arrivare al sentiero che proviene dal Passo della Gaiarda, sul sentiero incrociamo 2 volontari che ci indicano la strada, coraggiosamente uno dei due mi dice che da li al Passo Grostè ci sono 40 minuti..
Bene penso io, sempre con lo sguardo in lontananza cerco il President, ma mi accorgo che è sopra di me sul sentiero e mi incita dicendomi “Alan, dai che tra un pò c’è il ristoro!”….
Il passo si sta indebolendo, sempre più lento, sento un calo di forze, di energie, mangio qualcosa e bevo, sarò al quarto litro di liquidi ingeriti, ho bisogno di tenere il corpo idratato, il sudore e il calore dispergono senza accorgermene un sacco di liquidi corporei!!
Intravedo un ripetitore e finalmente un pò di serenità invade il mio corpo, non perchè mi piacciano tanto questi marchingegni tecnologici quanto perchè sò che è il ripetitore del Passo dove da li inizierà la discesa verso il ristoro…
Corro fino al Rifugio Graffer dove li ad aspettarmi c’è il President che ha già pensato bene di ordinarsi una birra, mangiarsi un pò di panini…
in lontananza il Rifugio Graffer
Arrivo con un dolore al ginocchio non da trascurare, mi riposo un’attimo mentre mangio 2 panini al formaggio,, bevo un caffè, bevo molti liquidi, faccio il pieno delle borracce e……….. DECIDO DEL MIO DESTINO!!!!
Guardo i ragazzi del ristoro, giovani, che ci stanno incoraggiando, davanti a noi c’è un cartello piuttosto significativo…
Due frecce una opposta all’altra indicano 45km o 64km… Li per li non capisco, come è possibile che non ci siano le indicazioni della “media” da 55km???, chiedo e mi viene subito spiegato….
Molto bene dico dentro di me, ho già perso parte della lucidità e della capacità decisionale… Ne approffito quindi per fare una domanda al President….
Michele… Sinistra o destra???
Lui non risponde, io inizio probabilmente a straparlare perchè faccio calcoli di dislivello, di chilometraggio, di orari….
Beviamo insieme un caffè e dopo aver detto al volontario, “Guarda, penso che farò la 55km”, Michele mi dice… DESTRA!!!!
“Non puoi lasciarmi da solo…!!!”
Non esito un secondo, un’amico in difficoltà non và mai lasciato solo nel momento del bisogno, sopratutto in montagna, decido quindi di continuare deciso con la mia avventura e svolto quindi a DESTRA!!!! Sulla 64km!!!!
Il Graffer è al 33,5km e siamo a metà strada come kilometraggio, ma non come dislivello, li siamo già un pò avanti per fortuna….
Guardo un’attimo il Roadbook con una lucidità degna di un ubriacone a fine serata e dico a Michele, senti, abbiamo da arrivare al Tucket entro le 17.00…
Fattibile risponde lui e così iniziamo la discesa, veloce, molto veloce, Michele continua a camminare veloce, molto veloce, poi capirò il perchè (Michele è istruttore di Nordic Walking e va come una mina impazzita)….
verso Malga Vallesinella Alta
Sono costretto a volte a correre per risaldare il distacco che lui guadagna… è quasi impressionante, capisco quando a me dicono che ho le gambe lunghe, se io imparassi bene ad andare con quel passo potrei davvero divertirmi tanto!!!
Da qui in poi inizia la parte più tattica di questo TA (che io dentro la mia testa definirò più volte come il “TI AMO Dolomiti di Brenta Trail”, cioè lo Step-By-Step, pensiamo al prossimo obbiettivo e poi a quello dopo, senza pensare che bisognerà ancora percorrere X km e X dislivello….
Non è male come tecnica, infatti arriviamo a Malga Vallesinella Alta in un battibaleno, parliamo con i 2 volontari presenti e ripartiamo velocemente….
Da quì ci aspetta una lunga salita che come termine avrà il Rifugio Tucket ma nell’intermedio il Rifugio Casinei.
Questa parte del Brenta è la zona più frequentata da parte dei turisti, durante la nostra salita a passo veloce ne incontreremo alquanti…
Arriviamo velocemente al Rifugio Casinei, la signora volontaria ci aspetta e ci dà il benvenuto segnando sul suo foglio i nostri pettorali, chiediamo un pò di informazioni circa il passaggio dei concorrenti, lei risponde che saranno passati circa 150 trailer e che ne mancavano ancora circa una quarantina… (poi scoprirò invece che circa 40 persone si erano iscritte ma non erano partite… Douch…)..
La pausa è veramente veloce, mentre Michele cerca di svuotarsi del peso dello zaino regalandomi della frutta secca da mangiare che accetto volentieri, io mi guardo intorno…
I tavoli fuori dal Casinei sono gremiti di persone, tutti ci guardano come se fossimo dei marziani in villeggiatura….
Ripartiamo sempre a passo veloce verso la nostra nuova meta il Rifugio Tucket, dove c’è il cancello orario che noi non possiamo non superare!!!
In poco più di un ora siamo al Tucket, li io entro in crisi…. Arrivo al ristoro prendo un panino in mano ma non riesco a mangiarlo, inizia l’ansia, sicuramente sto facendo brutti pensieri, la stanchezza inizia a farsi parecchio pesante, allora dico al President che io mi fermo….
Parlo con i volontari, due signori che secondo me non hanno ben chiaro quanti km abbiamo nelle gambe e ci parlano di ciò che ci manca con una certa leggerezza…. Io sò invece cosa mi manca ancora e inizio a non ragionare più…
Michele, io vado un’attimo in bagno… Entro nel rifugio e mi servo del bagno, cerco di concentrarmi risciaquandomi la faccia e ripetermi che tutto andrà bene, pensare Step by Step e che manca davvero poco alla fine della salita….
Mi convinco che li non potevo ancora stare per molto, andava presa una decisione, perchè sto iniziando a raffreddarmi, ad avere freddo e una decisione è obbligatoria in questo momento….
Non nascondo che più volte mi balena l’idea in testa di fermarmi nel Rifugio e dormire li…..
Cerco una scusa, mi ripeto che è stata la tirata in salita dal Casinei al Tucket che mi ha fatto stare così…
il President parte, io non posso fare a meno e parto anche io dietro di lui, dobbiamo percorrere il Sentiero del Fridolin un sentiero piuttosto tecnico che separa il Rifugio Tucket dal Rifugio Brentei.
La sua particolarità sta nel fatto che verso la parte finale è invaso da una serie di rocce diagonali che rendono praticamente quasi impossibile la marcia per via della notevole “scivolosità”….Con l’agilità di un’Elefante con le zampe legate riesco a superare con non poche difficoltà il tratto, e a intraprendere il sentiero 318SAT che porta sino al Rifugio Brentei…
Michele ormai non si vede più, è notevolmente più avanti penso dentro di me “Ma guarda sto qui che mi lascia qui da solo… ma poi capisco il perchè… ” arrivo al Brentei e fà un freddo micidiale, vento, nebbia, sembra di essere in Russia altro che in Brenta… Entro nel rifugio per vedere se c’è, nulla…. guardo fuori.. nulla… Non posso che constatare che è partito ed è andato oltre…
Mi sento un pò spaesato, la nebbia è notevole, la visibilità è circa a 20metri, questo da una parte mia aiuta perchè non vedo davanti a me la Bocca di Brenta, il mio ultimo obbiettivo di salita, quindi procedo…
Oltrepasso la chiesetta del Brentei e punto dritto, incrocio un gruppo di ragazzi tutti imbragati con casco e corde, mi chiedono se sono in gara, li rispondo si… Mi fanno i complimenti, ma io non ho una gran lucidità, mi fermo 30secondi per parlare e spiegare loro che sono al 49esimo km con già 4000metri di dislivello positivo, sbalorditi mi fanno i complimenti, io chiedo loro che cosa avevano fatto, loro mi dicono che hanno scalato il Campanil Alto, io faccio i complimenti a loro con lo stesso stupore, l’arrampicata non fà per me…
Continuo sul 318SAT che inizia a farsi sempre più ripido, dentro di me volano imprecazioni fino a quando una persona pronuncia il mio nome… Questo è Alan….
Luca Molinari ed Io alla base del sentiero attrezzato che porta a Bocca di Brenta
YES I’AM rispondo e con enorme sorpresa incontro una delle menti di questo capolavoro, Luca Molinari.
Questo incontro mi ridà letteralmente la vita, si, sono provato è vero, ma il solo fare una foto, mettere una mano sulla spalla a Luca, mi ha dato una carica pazzesca.
Affronto con piacevole lentezza il tratto attrezzato, il Soccorso Alpino è sempre presente a verificare e mi dà indicazioni sui punti dove svoltare, in poco più di 20minuti raggiungo il nevaio che tramite una corda si impenna alto dritto verso la Bocca di Brenta….
Anche li, due volontari del Soccorso Alpino mi indicano la strada da percorrere verso il Rifugio Pedrotti….
Da questo momento in poi è solo discesa, peccato che a volte la discesa sia molto più difficile da affrontare della salita, ma non oggi non sembra esserlo (per fortuna)….
Fuori dal Rifugio ci sono alcune persone, inizio a mangiare qualcosa a bere, a riempire le solite borracce quando un ragazzo mi si avvicina “Ciao Alan”, lo guardo, ma non sò assolutamente dove metterlo….
Gli chiedo di essere esaustivo perchè da li a poco sarei dovuto ripartire, dopo avermi detto il suo nome il mio cervello lentamente collega il suo viso… è Manuel, un ragazzo che mi chiese informazioni sulla Translagorai e che quest’anno si è finalmente deciso a percorrerla !!!! Lo saluto, saluto i volontari e mi fiondo in discesa verso il prossimo obbiettivo, il Rifugio Selvata….
Il Selvata per me è casa, ci sono tutti i miei amici di Cadine, Daniela in primis poi Michele, Alessandra, sono lo staff del Rifugio, mentre scendo riesco a scrivere a Daniela e le chiedo se mi può preparare un pò di cose…
Purtroppo quello in cui speravo (un brodo di carne) non c’è… mi accontenterò di mangiare e bere altro….
In poco tempo sono al Selvata, prima però incrocio un conoscente con il quale ho avuto il piacere di chiacchierare per qualche minuto, lui si sta portando verso il Pedrotti per raggiungere dei ragazzi di una gita SAT.
Arrivo al Selvata, saluto Daniela con un abbraccio, è tanto che non la vedo e mi fa un enorme piacere vedere che lei e Michele sono li ad aspettarmi…
Mangio un pò di patatine, bevo una coca cola, scambio quattro chiacchiere e successivamente riparto….
Prossima destinazione Rifugio Croz dell’Altissimo dove arrivo poco dopo, dicono che dovrei essere il penultimo, dietro di me solo un ragazzo sulla corta che è un pò in ritardo e le scope della lunga (Matteo)….
Sento dire da uno dei volontari che chi non ha il frontalino non potrà proseguire….
Io ce l’ho e dopo aver bevuto un pò di the freddo trovo le ultime energie….
Non sò cosa mi capita, sarà l’imbrunire, sarà la soggezzione ma inizio a correre tutta la discesa…. Ogni tanto batto le mani, caccio qualche urletto, canto una canzone… ho un pò paura, non ho mai corso al buio non ho mai avuto un gran feeling col buio e da quando è accaduto lo spiacevole incontro con l’Orso al mio amico Vladi non posso dirmi di sentirmi sicuro….
Quindi il mio solo e unico pensiero in questo momento è arrivare!!!! (possibilmente vivo)
Arrivo in Pradel, una ragazza mi fà i complimenti e segna il pettorale, io proseguo mi viene detto che in fondo alla stradina avrei trovato due volontari a indicarmi il percorso e così è…
“Ghe saralo mia l’Ors zò de chi????!!!” dico mentre passo di corsa, loro mi rispondono con un non poco rassicurante “Sa vot saver … !!!”….
Inizio quindi a spingere, ho voglia di finire, ho voglia di uscire dal bosco e vedere un pò di civiltà, anche qualche luce del paese….
Mi separano 3km di bosco fitto buio con ogni tanto un ceppo tagliato e una descrizione dei monumenti naturalistici presenti…..
Deve essere una sorta di percorso per turisti, boh….
Ad un certo punto finalmente arrivo in paese, e un turbine di emozioni inizia a invadere la mia mente… Ripenso in modo poco ordinato alla giornata trascorsa, guardo il mio orologio, mancano 20minuti alle 9, sono in giro da 14 ore, quasi 15…
Inizio a pensare, “Ah ecco qui, il pirla che si fa gli UltraTrail e ci mette 15 ore, lo stesso che fino a qualche mese fà etichettavi come pazzo, antiumano, colui che fà la doppia fatica rispetto ai primi…. ” Eccomi qui… Non fà una piega!!!
Corro, continuo a correre, destra, sinistra, arrivo in paese e sento già l’odore di festa!!!! Un ragazzo mi viene in contro e con me corre un pò di discesa poi mi dà indicazione di girare a sinistra, lo faccio e arrivo vicino al Lago di Bior, qui impreco a voce alta, “Cazzo no anche il giro del lago…” una signora che era li mi dice, no guarda che dovrebbe esserci una freccia la sotto… Ed in effetti percorro la discesa e poi una freccia verso destra mi dirige direttamente sulle sponde del Lago di Molveno.
La testa inizia ad andare in brodo, vedo il gonfiabile dell’arrivo e accanto alcuni luci flebili, mi dico “cazzo ma mai una volta che riesci a festeggiare, o ad avere la foto d’arrivo… se non ci mettessi sempre 15 ore…..”, incrocio un signore anche lui partecipante lo supero e insieme ci perdiamo a pochi metri dall’arrivo…. Dopo 10 secondi trovo la balisa che mi porta direttamente verso il traguardo.
Oltre passo il gonfiabile Alberto subito dice “Questo è Alan” e così io rispondo (questa volta in Italiano) Si, sono io!!!
Li ad aspettarmi ci sono le menti del DBT, Luca, Herbert, Alberto e Franco…
Non riesco a nascondere l’emozione, Herbert mi dice, “Sò quanto ci tenevi!” e io non posso che abbracciarllo e scoppiare in un pianto liberatore ricco di significato….
Herbert per me è stato un pò come un piccolo padre di questa disciplina.
Sin dall’edizione 0 del Vigolana Trail lo tempestai di domande via mail, consigli, ansie, paure, di un mondo che non conoscevo minimamente, mi ero appassionato di montagna nel 2011 avevo continuato poi nelle competizioni della corsa su strada, subito lasciata per gli infortuni e della modalità di corsa che a me non stava a genio, così un giorno cercando su Internet Trail Running Trentino, trovo il loro sito e subito ho pensato che avrei dovuto contattarli per avere spiegazioni e aiuti su questa nuova disciplina….
Passò davvero poco tempo prima che io iniziassi a correre in montagna, molto poco e con loro partecipai al primo TA del Vigolana Trail, subito con effetti molto positivi…. Questo aumentò in mè la stima che porto per il TTR per tutti i suoi componenti e per tutto quello che hanno organizzato finora… Da sempre gran sostenitore mi sono messo come obbiettivo dell’anno questo TA del Dolomiti di Brenta Trail.
Superandolo ho alzato ancora una volta l’asticella, tanti dicono che è una droga che ora dovrei correre ancora più km, io dentro di me non sò se sarà così, devo cmq anche pensare al mio fisico, ai miei organi che preziosamente mi sono stati donati….
Questa era per me una sfida vera, l’ho affrontata a testa alta portandola a termine, non penso di poter e voler chiedere altro da me stesso quest’anno… E’ stato fantastico…. E il Dolomiti di Brenta Trail è stato l’Ultratrail al quale ho partecipato con più trasporto emotivo e non solo….
Oggi, mentre scrivo questo articolo soffro degli effetti del post corsa, nulla di preoccupante è normale, quando avrò completamente recuperato sarò diventato ancora più forte di prima, e questo non può che rendermi sempre piu orgoglioso di quanto ho costruito finora, partendo da una posizione piuttosto scomoda quella di un ragazzo con una grave malattia che è riuscito ad abbattere anche il muro più ostinato e solido che la vita avesse potuto metterli davanti….